Questo blog, forse, un giorno, diventerà un libro.
Le tre virgole nella prima frase sono messe di proposito, servono, come tutte le virgole, per creare una pausa.
Lo scopo è quello di ricreare la stessa suspense che lo spettatore avverte quando la storia viene narrata da Carlo Lucarelli.
Ma dato che questa non è una storia di cronaca nera, la suspense non c'entra nulla, così come, in questa storia, non c'entra nulla nemmeno Carlo Lucarelli.
Il fatto è che tutte le volte che scrivo qualcosa, mi viene da farlo come se fossi Carlo Lucarelli che sta raccontando un fatto di cronaca nera.
Boh, forse sto solo diventando pazzo.
Comunque, questo blog, vuole raccontare la storia di un centinaio di giovani che vent'anni fa, nell'ottobre del 1993, partirono per il servizio militare.
In queste pagine raccoglieremo gli episodi vissuti durante quell'anno, i nostri ricordi, le nostre emozioni.
Verranno pubblicate le foto scattate a quei tempi, quando le macchine digitali non esistevano ancora.
Verranno trascritti frammenti di quei diari che i più lungimiranti tra noi hanno scritto per conservare e tramandare quella che, alla fine, è stata una grande esperienza di vita che, una volta che il tempo ha smussato via gli aspetti più spigolosi, ha lasciato un piacevole ricordo e la nostalgia di una gioventù che oramai se ne sta andando.
Buona lettura.
Leonardo... non poteva esserci migliore introduzione!
RispondiEliminami pit molto e aggiungo che dopo vent'anni e un emozione immensa scrivere questa storia con voi
RispondiEliminaGrazie a Leonardo e a Davide, ma anche a tutti quelli che collaboreranno.
RispondiEliminaPer me, ritrovarvi dopo venti anni, è stato come incontrare dei fratelli!
Ecco Giovita, ha centrato il punto, "fratelli" è la parola giusta.
RispondiEliminaIeri sera, mentre pensavo a tutte queste cose ho elaborato questo pensiero.
L'anno di militare che abbiamo vissuto insieme è stato un'esperienza che ha creato un legame, come se fosse un patto di sangue (senti che paroloni), qualcosa di non scritto, in grado però, di farci riconoscere l'un l'altro in mezzo a alle genti (altra frasona).
Non so come spiegarlo bene, ma quando sei in mezzo ad una marea di gente, fai finta di essere in una stazione stracolma di gente che va e che viene, si diventa un po', come dire, superficiali nei rapporti.
Anche se prendi dentro in qualcuno mentre passi tra tanti, non fai molto caso, perchè ci sono troppe persone per comportanti bene con tutti come si dovrebbe.
Ma se urti per sbaglio uno con cui hai vissuto un'esperienza intensa, dici: "No, un momento con questo non posso essere superificiale, ci devo stare attento".
Non so se ho reso l'idea, forse è un pensiero contorto.
Sintetizziamo così, ora ci riconosciamo l'un l'altro anche se siamo in mezzo a tanti.
Giù il cappello
RispondiEliminaImmaginare dopo vent'anni di ritrovarsi, pranzare insieme,essere tutti i giorni in contatto via internet, andare allo stadio insieme, immagini e momenti indelebili della mia vita..... Grazie ragazzi
RispondiEliminasiete tutti dei grandi, non ho parole!!!!!! bellissima idea
EliminaVisini Massimiliano
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