BUON NATALE
Cari amici del decimo quest'avventura che credevo inizialmente non durasse e arrivata al quarto incontro e l'anno prossimo saremo al quinto aniversario.In questo frangente si e sempre piu solidificato il rapporto con molti componenti del gruppo,questo vuol dire che nonostante sono passati molti anni il rapporto si e' solidificato e si e'creato con molti che non avrei mai pensato.Devo dire che sono molto felice di avervi ritrovato . con voi ho condiviso molti eventi che normalmente non avrei potuto neanche immaginare ( CHIAMALE SE VUOI EMOZIONI). A me piace essere breve e conciso e quindi vi auguro un natale ricco di gioie ed emozioni e un 2017 pieno di speranza e sogni che si tramutino'in realta'. un abbraccio e w il 10-93 w gli alpini e w L'ITALIA
10° ska '93 - 7300 dopo l'alba
martedì 13 dicembre 2016
mercoledì 7 settembre 2016
RADUNO CINISELLO 2 OTTOBRE
Ciao ragazzi,ancora poco e finalmente ci si ritrova,come sempre la voglia di fare una giornata in vostra compagnia e' tanta.
In questi giorni continuo a pensare che abbiamo fatto tutti una grande cosa,ritrovarsi dopo vent'anni e soprattutto frequentarsi alle volte anche durante l'anno.
Ultimamente ho avuto il piacere come avrete visto dalla foto sul gruppo di Whatsapp,di mangiare una pizza con la famiglia di Mauro Bosco.
Oltre a questa bellissima serata,avevo gia' rivisto al mare Tessaroli e Mancinelli,ero stato allo stadio con Erminio e Tiziano......beh non avrei mai pensato di fare tutte queste cose dopo tutti questi anni.
Comunque e' bellissimo,e' la dimostrazione dell'amicizia che ci lega,una cosa BELLISSIMA.....
A PRESTO DECIMO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
mercoledì 28 ottobre 2015
La chitarra e il canzoniere.
Non ricordo quando nacque in me la passione per la chitarra, posso solo dire che ad un certo punto è diventata mia compagna e da allora mi è stata vicina.
In certi periodi siamo stati inseparabili, in altri non l'ho degnata quasi neanche di uno sguardo.
Non sono mai stato veramente bravo, sono mancino e ho imparato a suonarla come i "destri".
La mia mano destra un po' il ritmo se lo inventa e anch'io un po le canzoni me le invento.
Ho sempre desiderato imparare a suonarla bene, così come il pianoforte, ma sono ancora desideri non realizzati.
Ad un certo punto del militare sentii il bisogno di suonare la chitarra e così me la portai in caserma, la tenevo nell'armadietto insieme ad un "Canzoniere" (un libro, una raccolta di canzoni con accordi per chitarra).
Alcuni commilitoni manifestarono interesse per questa mia passione, tra questi c'era un ragazzo magro, non molto alto di statura e con gli occhi azzurri.
Mi chiese di poter provare la mia chitarra, gliela feci provare.
Faceva l'infermiere e quando cantava aveva una voce molto acuta.
Si chiamava Tony.
Non eravamo gli unici due ad avere la passione per la musica, c'era anche Tiziano, che suonava la batteria (aveva preso lezioni da Tullio de Piscopo), c'era Davide al quale piaceva cantare e Guido che se non ricordo male suonava la chitarra elettrica.
Fu così che, forse per l'ultimo dell'anno, ci venne chiesto di suonare, dovevamo fare un concerto nella sala dello spaccio.
Eravamo arrivati da poco al corpo, per questo come nome del gruppo scegliemmo "Gli Ever Green", "i sempre verdi", per prenderci un po' in giro per il fatto che eravamo ancora dei "giovani".
Il repertorio era un po' malinconico a dire il vero.
L'ultima canzone "Ogni volta" di Vasco Rossi, la cantò Tony.
Si era messo dietro, in un angolo, si era quasi un po' nascosto dietro la sua tastiera, forse era un po' spaventato, come me, del resto.
Con la sigaretta accesa, un po' chino sulla tastiera cominciò a cantare e arrivò a toccare note per me imprendibili.
Fu molto emozionante.
Dopo il militare ci siamo persi di vista, poi, tre anni fa, quando parecchi di noi hanno sentito il bisogno di rintracciarsi, ci siamo ritrovati.
In realtà non ci siamo visti di persona, ma a distanza, grazie a Facebook.
Scrisse sulla mia bacheca che la mia chitarra gli aveva portato fortuna, perchè ancora oggi suonava in pubblico per degli eventi.
Mi fece molto piacere sapere ciò.
Purtroppo Tony non è riuscito a partecipare ai pranzi del 10° Ska '93 che abbiamo fatto negli ultimi tre anni.
L'ultima volta che ci siamo sentiti è stato il 5 Ottobre, per il suo compleanno, la stessa data di nascita di Davide (l'altro cantante) e di mio figlio più piccolo, Federico che abbiamo avuto dopo aver perso Giulia che è volata in cielo il giorno in cui è nata.
Oggi abbiamo appreso che Tony se n'è andato, un infarto se l'è portato via a 44 anni.
Che tristezza, andarsene via ancora così giovane.
Non ho ancora capito che cos'è in realtà la vita.
A volte mi viene in mente una canzone di Bocelli che si intitola Romanza e che ad un certo punto dice:
ma la vita
ma la vita cos'è
tutto niente
forse neanche un perché
Ecco, questo è il mio stato d'animo ora, davanti alla tua scomparsa.
Mi viene da pensare che la vita sia come un libro con tante pagine bianche che sta a noi riempire nel modo migliore.
Voglio pensare alla tua vita Tony come ad un bel libro pieno di canzoni, proprio come un canzoniere, come quello che tenevo nell'armadietto insieme alla chitarra.
Mi auguro Tony di poter cantare ancora insieme a te, in un bel posto magari.
Spero che ci sia un "Volume 2" di questo "Canzoniere" che è la vita e che Qualcuno ci offra di cantarne, insieme, le sue canzoni
qualche volta ancora.
Abbracio te e i tuoi cari e chi ti ha voluto bene.
Arrivederci amico.
Ciao, Leo.
In certi periodi siamo stati inseparabili, in altri non l'ho degnata quasi neanche di uno sguardo.
Non sono mai stato veramente bravo, sono mancino e ho imparato a suonarla come i "destri".
La mia mano destra un po' il ritmo se lo inventa e anch'io un po le canzoni me le invento.
Ho sempre desiderato imparare a suonarla bene, così come il pianoforte, ma sono ancora desideri non realizzati.
Ad un certo punto del militare sentii il bisogno di suonare la chitarra e così me la portai in caserma, la tenevo nell'armadietto insieme ad un "Canzoniere" (un libro, una raccolta di canzoni con accordi per chitarra).
Alcuni commilitoni manifestarono interesse per questa mia passione, tra questi c'era un ragazzo magro, non molto alto di statura e con gli occhi azzurri.
Mi chiese di poter provare la mia chitarra, gliela feci provare.
Faceva l'infermiere e quando cantava aveva una voce molto acuta.
Si chiamava Tony.
Non eravamo gli unici due ad avere la passione per la musica, c'era anche Tiziano, che suonava la batteria (aveva preso lezioni da Tullio de Piscopo), c'era Davide al quale piaceva cantare e Guido che se non ricordo male suonava la chitarra elettrica.
Fu così che, forse per l'ultimo dell'anno, ci venne chiesto di suonare, dovevamo fare un concerto nella sala dello spaccio.
Eravamo arrivati da poco al corpo, per questo come nome del gruppo scegliemmo "Gli Ever Green", "i sempre verdi", per prenderci un po' in giro per il fatto che eravamo ancora dei "giovani".
Il repertorio era un po' malinconico a dire il vero.
L'ultima canzone "Ogni volta" di Vasco Rossi, la cantò Tony.
Si era messo dietro, in un angolo, si era quasi un po' nascosto dietro la sua tastiera, forse era un po' spaventato, come me, del resto.
Con la sigaretta accesa, un po' chino sulla tastiera cominciò a cantare e arrivò a toccare note per me imprendibili.
Fu molto emozionante.
Dopo il militare ci siamo persi di vista, poi, tre anni fa, quando parecchi di noi hanno sentito il bisogno di rintracciarsi, ci siamo ritrovati.
In realtà non ci siamo visti di persona, ma a distanza, grazie a Facebook.
Scrisse sulla mia bacheca che la mia chitarra gli aveva portato fortuna, perchè ancora oggi suonava in pubblico per degli eventi.
Mi fece molto piacere sapere ciò.
Purtroppo Tony non è riuscito a partecipare ai pranzi del 10° Ska '93 che abbiamo fatto negli ultimi tre anni.
L'ultima volta che ci siamo sentiti è stato il 5 Ottobre, per il suo compleanno, la stessa data di nascita di Davide (l'altro cantante) e di mio figlio più piccolo, Federico che abbiamo avuto dopo aver perso Giulia che è volata in cielo il giorno in cui è nata.
Oggi abbiamo appreso che Tony se n'è andato, un infarto se l'è portato via a 44 anni.
Che tristezza, andarsene via ancora così giovane.
Non ho ancora capito che cos'è in realtà la vita.
A volte mi viene in mente una canzone di Bocelli che si intitola Romanza e che ad un certo punto dice:
ma la vita
ma la vita cos'è
tutto niente
forse neanche un perché
Ecco, questo è il mio stato d'animo ora, davanti alla tua scomparsa.
Mi viene da pensare che la vita sia come un libro con tante pagine bianche che sta a noi riempire nel modo migliore.
Voglio pensare alla tua vita Tony come ad un bel libro pieno di canzoni, proprio come un canzoniere, come quello che tenevo nell'armadietto insieme alla chitarra.
Mi auguro Tony di poter cantare ancora insieme a te, in un bel posto magari.
Spero che ci sia un "Volume 2" di questo "Canzoniere" che è la vita e che Qualcuno ci offra di cantarne, insieme, le sue canzoni
qualche volta ancora.
Abbracio te e i tuoi cari e chi ti ha voluto bene.
Arrivederci amico.
Ciao, Leo.
mercoledì 6 maggio 2015
Il silenzio e le lacrime
Non ricordo bene se fu proprio l'ultimo giorno o uno degli ultimi giorni.
Lo aspettavamo da tanto, lo aspettavamo tutti.
Era la meta alla quale dovevamo arrivare.
E alla meta ci arrivammo.
Avevamo perso forse qualcuno per strada, ma la maggior parte del gruppo che era partito ci arrivò.
Era sera, eravamo nel piazzale, vicino alla colonna dove si mettevano le corone commemorative.
Era il momento del silenzio che segnava la fine del nostro servizio militare.
Ricordo poco di quel momento:
Inquadrati e sull'attenti.
Le note del silenzio, lungo e lento, da godersi nota dopo nota, finalmente.
Poi il silenzio finì.
Cappelli alpini che volavano in alto verso il cielo.
Poi gli abbracci.
Ricordo uno e un solo abbraccio, lo ricordo perchè colui che mi abbracciava stava piangendo, le sue lacrime bagnavano la mia uniforme.
Lì per lì non ne rimasi molto contento, esagerato, stravagante come al solito, un po' come tutti i dodici mesi del militare.
Era sempre stato un po' così durante tutto quell'anno passato insieme.
Era giovane, si vedeva che a volte cercava di fare il grande, a volte esgerava.
Ti faceva un po' arrabbiare, ma a volte ti faceva tanta tenerezza.
Ti dispiaceva vedere che si era cacciato nei guai.
Quel suo modo di fare era il suo modo di reagire alle cose che un po' facevano paura a tutti, lui che era uno dei più piccoli di tutto il gruppo.
Fa niente, il tempo, come a volte dico, leviga, smussa gli spigoli, toglie le cose inutili e lascia la sostanza, quello che veramente conta.
Quello che voglio tenere di quella sera sono solo due cose: il silenzio e le sue lacrime.
Quando dopo vent'anni dalla fine del militare abbiamo cominciato a cercarci siamo riusciti a ritrovare un bel gruppo di persone.
Ma non tutti, ne mancano ancora un po' all'appello.
Lui era uno di questi, non eravamo ancora riusciti a trovarlo.
Questa mattina abbiamo avuto sue notizie.
Ieri sera, Alessandro Canu, ci ha lasciati, un incidente in moto se lo è portato via.
Oggi come ventun'anni fa, ma con un altro sapore, rimangono solo due parole che ti accompagneranno per questo tuo ultimo viaggio qui sulla terra: il silenzio e le lacrime.
Addio Alessandro, speravo di incontrarti di nuovo, qui, su questa terra, almeno per vedere com'eri diventato.
Spero d'incontrarti di nuovo lassù nei cieli.
Chi lo sa, ... se Dio lo vorrà.
Riposa in pace ora.
Una preghiera per Alessandro e per i suoi cari.
Lo aspettavamo da tanto, lo aspettavamo tutti.
Era la meta alla quale dovevamo arrivare.
E alla meta ci arrivammo.
Avevamo perso forse qualcuno per strada, ma la maggior parte del gruppo che era partito ci arrivò.
Era sera, eravamo nel piazzale, vicino alla colonna dove si mettevano le corone commemorative.
Era il momento del silenzio che segnava la fine del nostro servizio militare.
Ricordo poco di quel momento:
Inquadrati e sull'attenti.
Le note del silenzio, lungo e lento, da godersi nota dopo nota, finalmente.
Poi il silenzio finì.
Cappelli alpini che volavano in alto verso il cielo.
Poi gli abbracci.
Ricordo uno e un solo abbraccio, lo ricordo perchè colui che mi abbracciava stava piangendo, le sue lacrime bagnavano la mia uniforme.
Lì per lì non ne rimasi molto contento, esagerato, stravagante come al solito, un po' come tutti i dodici mesi del militare.
Era sempre stato un po' così durante tutto quell'anno passato insieme.
Era giovane, si vedeva che a volte cercava di fare il grande, a volte esgerava.
Ti faceva un po' arrabbiare, ma a volte ti faceva tanta tenerezza.
Ti dispiaceva vedere che si era cacciato nei guai.
Quel suo modo di fare era il suo modo di reagire alle cose che un po' facevano paura a tutti, lui che era uno dei più piccoli di tutto il gruppo.
Fa niente, il tempo, come a volte dico, leviga, smussa gli spigoli, toglie le cose inutili e lascia la sostanza, quello che veramente conta.
Quello che voglio tenere di quella sera sono solo due cose: il silenzio e le sue lacrime.
Quando dopo vent'anni dalla fine del militare abbiamo cominciato a cercarci siamo riusciti a ritrovare un bel gruppo di persone.
Ma non tutti, ne mancano ancora un po' all'appello.
Lui era uno di questi, non eravamo ancora riusciti a trovarlo.
Questa mattina abbiamo avuto sue notizie.
Ieri sera, Alessandro Canu, ci ha lasciati, un incidente in moto se lo è portato via.
Oggi come ventun'anni fa, ma con un altro sapore, rimangono solo due parole che ti accompagneranno per questo tuo ultimo viaggio qui sulla terra: il silenzio e le lacrime.
Addio Alessandro, speravo di incontrarti di nuovo, qui, su questa terra, almeno per vedere com'eri diventato.
Spero d'incontrarti di nuovo lassù nei cieli.
Chi lo sa, ... se Dio lo vorrà.
Riposa in pace ora.
Una preghiera per Alessandro e per i suoi cari.
sabato 18 aprile 2015
Scemo di "Guerra"
Una delle esperienze che più mi sono rimaste del militare è quella del campo marciante in Trentino.
Ho molti ricordi di questo campo, che vanno dalla fatica, alla gioia, all'amarezza, alla nostalgia di casa ecc.
Parto con questo piccolo aneddoto che mi fa sempre sorridere quando mi viene in mente.
La mia intenzione è quella di scrivere sul blog più flash back del campo.
I flash sono lampi di luce improvvisi, durano un'istante, proprio come i frammenti degli episodi vissuti che ogni tanto arrivano come immagini e sensazioni alla memoria.
Proprio perchè sono improvvisi, non sono controllati e quindi non seguono un ordine preciso.
Racocnterò di Stenico e del suo castello in un prossimo post, perchè conservo un bel ricordo di quei due giorni.
Quella sera eravamo a Stenico, era verso il tramonto e stavamo per lasciare la scuola abbandonata dove avevamo passato il sabato e la domenica alla volta di Poia.
Poia, da come me la ricordo era una frazione di non so quale paese, forse di Stenico stesso, o forse no.
Non era distante, dovevamo solo scendere un po' più a valle e poi risalire verso la nostra meta, la sezione Anas di Poia.
Il ciclismo non è la mia passione, ma quando alla televisione sento parlare della Liegi - Baston - Liegi, so che è arrivato il caldo che stiamo andando verso la bella stagione.
Perciò, il ciclismo, anche se non lo segue, mi piace.
Nel gergo clistico, se non erro, ci sono le tappe di trasferimento, ed è proprio così che la definirei la tappa da Stenico a Poia, una tappa di trasferimento.
A dire il vero era febbraio e quindi la bella stagione era ancora un po' lontana.
Giunti alle sede degli alpini, come tutte le altre volte, ci preparammo per la notte.
Solito materassino, solita pompetta, una bella gonfiata e poi pronti per la notte.
Disponevamo i materassini uno accanto all'altro parallelamente lasciando circa un metro l'uno dall'altro.
Buona notte a tutti e fu buio, sonno, stanchezza, riposo per preparsi ad un nuovo giorno.
Proprio come nella vita quaotidiana, solo che qui c'era un pizzico in più d'avventura.
Mattino seguente.
Ricordo benissimo di aver dormito sul fianco sinistro, o per lo meno mi sono svegliato girato sul fianco sinistro.
Apro gli occhi, il commilitone di fianco a me apre gli occhi nello stesso momento.
Ci guardiamo negli occhi qualche istante, poi ci mettiamo a ridere.
Ed io: << Caxxo ti ridi, scemo di "Guerra" >>.
Eh giù a ridere come dei matti.
Si trattava dell'artigliere "Guerra" Enrico.
Da dopo il militare non l'ho più rivisto.
Prossima missione, ritrovare Guerra Enrico.
Ho molti ricordi di questo campo, che vanno dalla fatica, alla gioia, all'amarezza, alla nostalgia di casa ecc.
Parto con questo piccolo aneddoto che mi fa sempre sorridere quando mi viene in mente.
La mia intenzione è quella di scrivere sul blog più flash back del campo.
I flash sono lampi di luce improvvisi, durano un'istante, proprio come i frammenti degli episodi vissuti che ogni tanto arrivano come immagini e sensazioni alla memoria.
Proprio perchè sono improvvisi, non sono controllati e quindi non seguono un ordine preciso.
Racocnterò di Stenico e del suo castello in un prossimo post, perchè conservo un bel ricordo di quei due giorni.
Quella sera eravamo a Stenico, era verso il tramonto e stavamo per lasciare la scuola abbandonata dove avevamo passato il sabato e la domenica alla volta di Poia.
Poia, da come me la ricordo era una frazione di non so quale paese, forse di Stenico stesso, o forse no.
Non era distante, dovevamo solo scendere un po' più a valle e poi risalire verso la nostra meta, la sezione Anas di Poia.
Il ciclismo non è la mia passione, ma quando alla televisione sento parlare della Liegi - Baston - Liegi, so che è arrivato il caldo che stiamo andando verso la bella stagione.
Perciò, il ciclismo, anche se non lo segue, mi piace.
Nel gergo clistico, se non erro, ci sono le tappe di trasferimento, ed è proprio così che la definirei la tappa da Stenico a Poia, una tappa di trasferimento.
A dire il vero era febbraio e quindi la bella stagione era ancora un po' lontana.
Giunti alle sede degli alpini, come tutte le altre volte, ci preparammo per la notte.
Solito materassino, solita pompetta, una bella gonfiata e poi pronti per la notte.
Disponevamo i materassini uno accanto all'altro parallelamente lasciando circa un metro l'uno dall'altro.
Buona notte a tutti e fu buio, sonno, stanchezza, riposo per preparsi ad un nuovo giorno.
Proprio come nella vita quaotidiana, solo che qui c'era un pizzico in più d'avventura.
Mattino seguente.
Ricordo benissimo di aver dormito sul fianco sinistro, o per lo meno mi sono svegliato girato sul fianco sinistro.
Apro gli occhi, il commilitone di fianco a me apre gli occhi nello stesso momento.
Ci guardiamo negli occhi qualche istante, poi ci mettiamo a ridere.
Ed io: << Caxxo ti ridi, scemo di "Guerra" >>.
Eh giù a ridere come dei matti.
Si trattava dell'artigliere "Guerra" Enrico.
Da dopo il militare non l'ho più rivisto.
Prossima missione, ritrovare Guerra Enrico.
sabato 13 dicembre 2014
RISPETTO RECIPROCO
mi ricordo i primi giorni arrivato alla caserma ugo Passalacqua ero molto spaesato, tra i vari anziani di scaglione c'era un ragazzo particolare Tagliabue all'inizio molto simpatico e disponibile, fino a quando una sera con tono aggressivo mi dice stasera esco al mio rientro voglio trovare il letto fatto.Io restando in caserma rifletto e penso (all'epoca avevo anch'io la testa calda) prendo il materasso di Tagliabue e lo piazzo per terra prendo il suo elmetto e in un foglio scrivo:stasera dormi qua rospo, ci sputo e lo appicico all'elmetto.Dopo mi metto tranquillo steso nella mia branda.Al suo ritorno con voce grossa dice chi è stato! scendo dalla branda e dico io, lui cerca di fare il duro io lo porto vicino al suo armadietto e gli dico se parli ancora ti faccio dormire dentro l'armadietto.Lui si accuccia borbottando.
Devo dire che da quell'episodio in poi non si è più permesso di avere certi atteggiamenti. Ho fatto qualche flessione per qualche anziano ma con rispetto e anche per gioco come a sua volta hanno fatto per me.
lunedì 8 dicembre 2014
Inizio di una nuova storia: 61^ Compagnia Alpini, 2^ Plotone, 4^ Squadra.
La naja se la osservavi da fuori, potevi farti tante idee ma, comunque, diverse dalla realtà che ti avrebbe accolto "dentro" le mura di una caserma.
Credo di aver vissuto il mio "primo giorno" come un attore in teatro, immerso fra maschere e ballerine, totalmente impegnato nella preparazione dello spettacolo per la sera. Nel piazzale della caserma "Aurelio Grue" c'erano uomini in divisa ad urlare cose, al momento e per me, assurde. Fra le tante, ricordo che ho dovuto lasciare la mia borsa in un angolo e, ancora vestito da civile, mettermi in una improvvisata squadra e marciare in attesa delle fasi successive. Mi ero tagliato i capelli talmente corti che sembravo John Waine in "Berretti verdi", eppure, sebbene pensassi di essere in regola, sono stato portato davanti al barbiere che mi ha tagliato un altro millimetro. Dopo di che, ancora in abiti civili, ho dovuto indossare una camicia verde oliva, mentre un alpino scriveva su di una lavagnetta il mio nome ed un numero. Alla fine mi han scattato una foto.
Fra le varie cose accadute in quel primo giorno, ricordo che la prima sera, di quel 13 ottobre 1993, un caporale mi ha scelto, assieme a Fabio Baldo e Fabio D'Alicarnasso, come "piantone del piano" (pulizia dei bagni, del corridoio e delle scale). Mi ero segnato che, ovviamente, il caporale (Colucci) non era affatto contento di come avevamo pulito i locali e meditava di punirci.
Certamente, non dimenticherò mai la "mia prima sveglia". Io dormivo al piano superiore di un letto a castello, sotto il posto era occupato da Albertini, anche lui bresciano. Alle 6:30 del 14 ottobre, improvvisamente ed a alto volume, è partita la tipica musica militare della sveglia . L'autoparlante era proprio sopra la mia testa, quindi l'effetto è stato abbastanza devastante. Assieme alla musica c'erano anche dei cantanti, i vari caporali, che urlavano con potenza "Sveglia!", per il corridoio e nelle camerate. "Ma dove son finito!!" è stato il mio unico pensiero.
Infine, desidero dedicare un pensiero a tutti quei ragazzi che erano, assieme a me, nella 4^ squadra del 2^ Plotone, della 61^ Compagnia, del 9^ Reggimento Alpini L'Aquila.
Nella foto, a partire da sinistra in piedi: Caporale Evangelista Marco, Zorza Marco, Accardo Rosario, Valaderio Boris, io, Stefano Roberti, Alessandro Reschigna, Erminio Castoldi, l'alpino di cui non ricordo il nome, purtroppo). Accovacciati, da sinistra: Gianluca Antonarelli, Andrea Sebastianelli, Sandro Tollardo, Fabrizio Albertini, Riccardo La Cara, Stefano Militello.
Un ringraziamento anche al caporale della mia squadra, Evangelista Marco di Avezzano, giusto e comprensivo con tutti. Anche se, per la verità, una certa sua complicità me la son guadagnata quando ha visto la foto che avevo appeso nel mio armadietto: Roberto Baggio mentre alzava il Pallone d'Oro allo Stadio Delle Alpi di Torino. Il caporale Evangelista, quando ha visto la foto, mi ha dato una pacca sulla spalla e mi ha detto: "Anch'io tifo Juventus. Da oggi ti salverò dalle punizioni".
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